29 luglio 2023
Castignano – Piazza San Pietro
Concerto GRATUITO
Le sirene esistono davvero, e io l’ho scoperto qualche giorno fa. Quando mi sono imbattuto nella fantastica storia delle Ama, letteralmente le donne del mare. Vivono nella baia di Toba, in Giappone, e si tramandano una consuetudine che va avanti da più di duemila anni. Mica pochi. Che fanno? Si buttano in mare seminude per pescare alghe, polpi e, soprattutto, vanno alla ricerca di perle. Sono le vere pescatrici di perle. Arrivano a poco meno di 30 m di profondità, con la sola forza dei loro polmoni. Sono belle come il sole. Quando risalgono, per uno strano gioco di suoni e rumori dei loro polmoni che vanno in iperventilazione, emettono una specie di fischio, sembra il verso dei delfini. Anzi, più precisamente il canto delle sirene. Vanno giù e cercano in profondità le perle. Fuori dall’acqua si preparano tutta la vita e si aiutano tra di loro, si tramandano pratiche e segreti, si parlano all’orecchio per rimanere unite. E sono coese, mai nessuna invidia tra loro, solo un grande senso di appartenenza. A questa caccia ancestrale, fatta di ricordi, di tracce e di memoria pare aver attinto Gianluca quando ha pensato questo suo nuovo lavoro. È andato parecchio giù, ha scovato nella memoria più remota della, nei suoni ancestrali delle pelli, delle strade, delle epoche e degli stilemi. Un orecchio, il suo, in grado di connettere i ghetti neri, le bidonville, le township, “i bronx” di tutto il mondo ed esplorarli con i suoni curiosi della contemporaneità. Anche Gianluca ha una comunità di musicisti molto coesa attorno a sé, ne va orgoglioso, e cono loro trova la sua dimensione, la sua pace. “Chi non va d’accordo con i musicisti ha un problema irrisolto” mi racconta. E per questo ci tiene molto che si sappia in giro che ognuno dei presenti – i cinque noti della sua Cosmic band e i tanti, preziosi ospiti che popolano questo nuovo disco – ha contribuito in maniera decisiva alla realizzazione di questi brani pazzeschi. In che modo? Utilizzando le parole dei loro strumenti, generando un linguaggio che serve proprio a connettere passato e presente, utile a ritrovare il filo del dialogo. Un continuo botta e risposta tra generazioni.
Parlare di migliori in campo è esercizio ozioso: tutti si sono battuti nella realizzazione della composizione, tutti meritano l’elogio pieno, nessuno escluso. Applausi per tutti.
Se si pensa di ascoltare solo jazz si sbaglia di grosso. Ci sono fantasmi esotici, promesse di evasione. C’è l’esaltazione della condizione umana. C’è una vita qua dentro. Un tuffo nel cuore della musica e dei suoi linguaggi. Un disco sul confronto intorno alle parole, sulla memoria, sulla fedeltà a se stessi. Ma è anche un lavoro su come sia complicato fare i conti con ciò che chiamiamo identità e Gianluca questa identità la riscrive a modo suo. Un lavoro fatto di sussurri, di mormorii, in cui la musica e il linguaggio provano a inventare un nuovo incontro. Che ci porta giù negli abissi del mare e su fino al cielo.
Evento in collaborazione con il Festival dell’Appennino.
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